Le due generazioni di stelle della Via Lattea
Nella nostra galassia ci sono stelle ricche di ferro e altre stelle prive di questo elemento chimico. Perché?
Secondo l'astronomo Masafumi Noguchi della giapponese Tohoku University, i due gruppi di stelle sono nate in epoche diverse. Sono due generazioni differenti di stelle.
La nostra galassia è composta da due gruppi di stelle con differenti proprietà chimiche.
- Gruppo di stelle di prima generazione prive di ferro. Sono le vecchie stelle di prima generazione ancora presenti nella nostra galassia. Prive di ferro ma ricche di ossigeno, silicio, magnesio, zolfo, calcio e titanio.
- Gruppo di stelle di seconda generazione ricche di ferro. Sono le stelle di seconda generazione, nate dopo le prime, molto più ricche di ferro rispetto agli altri elementi.
Le stelle di prima generazione della Via Lattea
Le prime stelle della Via Lattea nacquero circa 10 miliardi di anni fa.
Si trattava di stelle enormi e ricche di elementi chimici come l'ossigeno, il magnesio, il silicio, lo zolfo, il calcio e il titano ma prive di ferro.
Questa prima generazione di stelle era composta da stelle enormi. Al loro interno si formarono gli elementi chimici più pesanti come il ferro.
Molte stelle di prima generazione esplosero rapidamente in supernovae e le esplosioni arricchirono di ferro la nostra galassia.
Nota. Le continue esplosioni delle supernovae causarono un surriscaldamento eccessivo dei gas galattici e questo impedì la nascita di nuove stelle per molto tempo. Per questo motivo oggi vediamo due gruppi di stelle nettamente diversi tra loro per proprietà chimica e senza sfumature progressive.
Le stelle di seconda generazione della via Lattea
Circa 7 miliardi di anni fa i gas galattici si raffreddarono nuovamente e la Galassia riprese a partorire nuove stelle.
Le stelle di seconda generazione erano però diverse dalle precedenti, perché nei gas galattici era più abbondante il ferro.
Per questa ragione alcune stelle della Via Lattea sono più ricche di ferro.
Tra queste stelle c'è anche il nostro Sole.
Lo studio di Masafumi Noguchi è stato pubblicato recentemente su Nature.
25 / 08 / 2018