Un pianeta extrasolare con l'orbita di una cometa
Un ricercatore del Mit ha scoperto un pianeta extrasolare con caratteristiche veramente insolite. E' un pianeta gassoso con una massa quattro volte superiore a quella di Giove ma segue un'orbita simile a quella di una cometa.
L'esopianeta si chiama HD80606b. Si trova in un sistema binario della nostra galassia, la Via Lattea, a circa 190 anni luce di distanza dalla Terra in direzione della Costellazione dell'Orsa Maggiore.
E' un pianeta gigante gassoso classificato tra i Giove caldi, una categoria molto comune nel cosmo, perché la sua orbita è molto vicina alla sua stella e, pertanto, è molto caldo.
HD 60606b ha però una particolarità strana e insolita. In genere, i pianeti seguono un'orbita circolare o leggermente ellittica, come quella della Terra. Nel caso di HD 80606b, invece, l'orbita è molto eccentrica.
Nel punto più vicino raggiunge una distanza pari a 0,03 UE, minore a quella di Mercurio dal Sole. In quello più lontana, invece, è 0,876 UA, poco inferiore a quella della Terra.
A causa della sua orbita il pianeta subisce accelerazioni e sbalzi termini eccezionali. La sua orbita dura soltanto 111 giorni. Quando il pianeta si sta avvicinando alla stella, inizia ad accelerare e a riscaldarsi. La sua temperatura raggiunge i 1100°C.
Una volta sfiorata velocemente la stella madre, il pianeta si allontana, inizia a rallentare e raffreddarsi. Quando il pianeta è molto lontano diventa così freddo da diventare invisibile persino all'osservazione con gli infrarossi.
Perché l'orbita dell'esopianeta è così eccentrica?
Probabilmente, in origine l'esopianeta aveva un'orbita normale, circolare o quasi. Poi, uno shock violento esterno l'ha modificata bruscamente. Forse si è trattato di un passaggio troppo ravvicinato alla seconda stella del sistema.
In futuro, fra 10 miliardi di anni, l'orbita del pianeta dovrebbe tornare circolare. Secondo la ricerca, la forza di gravità della stella madre ( HD 80606 ) sta lentamente riportando tutto alla normalità.
Il pianeta è stato scoperto dal ricercatore Julien de Wit del Mit. La sua scoperta è stata pubblicata su Astrophysical Journal Letters
30 / 03 / 2016