La realtà virtuale nel giornalismo
In questi ultimi mesi sono in corso diversi esperimenti di virtual reality journalism, la realtà virtuale applicata al giornalismo e alle news.
L'idea non è nuova, già da qualche anno sono in corso sperimentazioni accademiche sulla convergenza tra le tecnologie VR e la comunicazione.
Grazie alla diffusione dei visori e dei filmati a 360°, il giornalismo immersivo potrebbe diventare a breve una nuova tecnica di comunicazione di massa.
Il telespettatore si trova virtualmente sul luogo della notizia
Immaginiamo di sederci in poltrona a guardare le notizie del telegiornale ma questa volta indossiamo un visore VR davanti agli occhi, poco più grande di un maschera da sub.
Il visore ci isola dal mondo esterno e ci mostra delle immagini a 360° gradi, dandoci l'impressione di essere sui luoghi della notizia e vicino al giornalista che sta girando il pezzo.
L'impressione del telespettatore è di trovarsi nel luogo dove il cameraman ha ripreso l'evento. Di fatto, il giornalista ci ci racconta la storia ma in modo molto più realistico rispetto alla televisione.
I primi esperimenti di immersive journalism
Uno dei pionieri nel settore dell'immersive journalism è Nonny de la Peña, una delle fondatrici della Virtual Pyedog. Recentemente ha raccontato la sua esperienza professionale alla Game Developers Conference 2016.
Dal 2012 De la Peña riproduce le scene nella realtà virtuale con la grafica 3D utilizzando delle unità grafiche, simili a quelle dei videogiochi o di Second Life.
I servizi sono fruiti dagli utenti tramite l'utilizzo di un visore VR, come Oculus, per ottenere la percezione di trovarsi sul posto e provare le emozioni delle vicende ( es. lo scoppio di una bomba , una scena di panico, ecc. ).
Tre suoi servizi sono diventati importanti, quello girato ai banchi alimentari di Los Angeles per testimoniare il problema della fame nei sobborghi cittadini, l'uso della forza contro i migranti messicani e le scene in un campo profughi in Siria durante la guerra civile.
Il primo filmato è stato premiato al Sundance Film Festival nel 2012 mentre l'ultimo, quello relativo alla Siria, è stato commissionato dal World Economic Forum per sollecitare i leader mondiali a intervenire sulla crisi siriana.
Il futuro del VR-Journalism è nei video a 360°
Uno dei limiti del progetto di De la Peña è la ricostruzione grafica delle scene. Oltre a essere impegnativa e costosa, per quanto sia ben fatta... una scena in grafica 3D non sarà mai realistica come un filmato.
Personalmente, ritengo il giornalismo immersivo una rivoluzione della comunicazione ma non avverrà con scene ricostruite graficamente bensì tramite l'utilizzo delle riprese e dei video a 360°. Sono più efficaci e semplici da realizzare.
Del resto, non c'è nulla di più realistico della realtà. I filmati a 360 gradi consentono un livello di realismo molto più alto e, paradossalmente, sono meno costosi da produrre rispetto alla costruzione di un ambiente grafico 3D virtuale.
Nota. Nel 2015 YouTube ha aperto un canale dedicato ai video a 360° e si possono provare diversi prodotti. Alcuni veramente ben fatti.
Penso che i cameraman del futuro saranno dotati di videocamere a 360° simili a quella presentata di recente da Samsung ma più professionali. Probabilmente cambieranno anche le tecniche di ripresa per i video VR-360.
I servizi giornalistici potranno così essere fruiti dagli utenti con un comune visore VR. I telespettatori potranno girarsi e guardarsi intorno sulla scena dove è stata girata la notizia, ascoltare e accompagnare virtualmente il giornalista sul luogo e vivere la notizia in modo immersivo.
Nota. Chi non dispone di un visore potrà continuare a fruire del servizio televisivo tramite un televisore anche se il video è a 360°. Pertanto, non c'è bisogno di realizzare due filmati perché un video digitale a 360° può essere trasmesso e visualizzato in stream anche su uno schermo televisivo in modalità normale.
Perché sono convinto che il VR-Journalism funziona?
Da circa venti anni seguo i servizi giornalistici prodotti sul canale No Comment TV da Euro News. Mi sono sempre piaciuti, fin dagli anni '90, perché non c'è la voce del giornalista a spiegare la notizia ma soltanto le immagini dell'evento girate sul posto. Sarebbero l'ideale per sperimentare il giornalismo immersivo a 360°.
Sembra fantascienza ma non lo è. La tecnologia per realizzare un servizio simile oggi costa veramente poco e la diffusione dei visori VR comincerà fra qualche mese, spinta da colossi dell'entertainment e dell'elettronica di consumo come Samgung, Sony e Facebook.
21 / 04 / 2016